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Risponde il prof. Franco Denes

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29 giugno 2011
Domanda:
Gentile professor Denes,
mia mamma, 58 anni, ha avuto un'emorragia cerebrale 4 mesi fa. La lesione è stata estesa e ha colpito l'emisfero sinistro. A livello motorio, si è ripresa abbastanza bene. Fa ancora un po’ fatica ad usare la mano destra. Il problema maggiore riguarda il linguaggio, la lettura e la scrittura. Ha fatto riabilitazione in un centro per 2 mesi e adesso viene regolarmente seguita da una logopedista a casa tre volte a settimana. Fa brevi conversazioni. Alcune parole sono chiare, ma altre sono incomprensibili. Riguardo la scrittura, riesce a copiare le parole. Per quanto concerne la lettura, legge spontaneamente alcune parole, ma non frasi intere. So che è difficile, ma vorrei avere il suo parere su un'eventuale guarigione anche parziale. Crede che potrà riprendere a parlare, leggere e scrivere a livello accettabile? La logopedista che la segue mi ha detto che i miglioramenti si vedranno anche a distanza di anni. Lei cosa ne pensa? Inoltre, potrebbe essere utile farle ascoltare della musica o usare dei puzzles?
Grazie in anticipo per un suo riscontro.
Risposta:
Gentile Signora,
purtroppo il quesito che Lei mi pone è molto frequente e riguarda sia le persone direttamente colpite dall’afasia che i loro familiari. Nella grandissima maggioranza dei casi le persone divenute afasiche in seguito ad un ictus, come la sua mamma, dimostrano un miglioramento, più rapido nei primi mesi dopo l’ictus, più lento, ma che può continuare negli anni, successivamente. Il miglioramento interessa sia la comprensione che la produzione del linguaggio. Purtroppo i casi di recupero completo del linguaggio dopo un’afasia sono molto rari, ma un sostanziale miglioramento, tale da permettere un’adeguata comunicazione verbale, è frequente.
Non insisterei molto sul recupero della scrittura, se non come aiuto al recupero del linguaggio parlato, così come per la lettura, tenendo presente che la comprensione del testo scritto può dissociarsi dalla capacità di leggere ad alta voce.
La logoterapia ha un effetto positivo sul miglioramento e deve essere continuata a lungo e per tutto il tempo in cui la persona afasica ne dimostra il giovamento: per questo è utile che ogni 3-4 mesi si esegua un esame formale del linguaggio, attraverso la somministrazione di test, per evidenziare se vi è stato un cambiamento sia qualitativo che quantitativo del deficit afasico.
Essenziale nel processo riabilitativo è il contributo dei familiari, non come sostituto della logoterapia, ma che si affianca ad essa nel migliorare la comunicazione e l’inserimento nell’ambiente familiare e sociale.
Se la sua mamma è appassionata di musica o ama risolvere puzzle, non esiti a farle recuperare questi piaceri, magari con la partecipazione di amici o parenti: tutto quelle attività che aiutano ad uscire dall’isolamento provocato dall’afasia sono certamente utili.
Non esiti a chiedermi altre informazioni, qualora sia stato poco chiaro o incompleto.
Molto cordialmente e con i migliori auguri
Franco Denes
Domanda:
Gentile Prof. Denes,
La ringrazio per la Sua dettagliata risposta. E' stata illuminante per molti aspetti.
Avrei un'ultima domanda. Durante il ricovero in una clinica di riabilitazione, durato due mesi, mia mamma era molto più attiva, sia fisicamente che intellettivamente. Da quando è ritornata a casa sua, quasi due mesi, è sprofondata in una profonda depressione. Vuole solo stare a letto, non vuole vedere nessuno, non guarda la televisione e non parla quasi per niente. Eppure mi avevano assicurato che l'ambiente familiare le avrebbe dato molti stimoli nuovi.
Le ho fatto fare una tac, in quanto il neurochirurgo temeva un episodio di idrocefalo. L'esito, fortunatamente, è negativo. A questo punto, mi hanno consigliato di farla seguire da uno psicoterapeuta. Non so più cosa pensare. A cosa potrebbe attribuirsi questa sorta di regressione?
Grazie ancora per un suo riscontro.
Risposta:
Gentile Signora,
la depressione che accompagna l'afasia è purtroppo un sintomo frequente e che aggrava notevolmente lo stato della persona afasica, impedendo talvolta di sfruttare il miglioramento ottenuto, fino ad arrivare ad uno stato definito dai neurologi 'reazione catastrofica'. La causa di tale mutamento dell'umore è incerta e le spiegazioni più accettabili sono le seguenti: la depressione è di tipo 'reattivo', conseguente alla presa di coscienza che il danno afasico si sta avviando a diventare cronico, con difficoltà a comunicare anche le più semplici necessità, a comprendere sia oralmente che per iscritto il linguaggio con perdita quindi della autonomia e consapevolezza di un drammatico e cronico cambiamento di status sociale, familiare ed affettivo. In alternativa, è stato proposto che la depressione sia 'endogena' da sbilanciamento dei sistemi neurologici che regolano il tono del'umore, con prevalenza dei sistemi che regolano gli aspetti' negativi. In ogni caso ,acanto ad un supporto familiare attivo, senza , 'mi scusi' piagnistei e pacche sulle spalle, ma cercando con pazienza ed amore di incoraggiare la comunicazione , è utile molto spesso un trattamento farmacologico anche a dosi piene con farmaci antidepressivi e per un tempo considerevole, almeno 6 mesi, 1 anno. Tale trattamento deve essere prescritto da un neurologo o da uno psichiatra che conosca l'afasia e che possa seguire sua madre. Un approccio puramente psicoterapeutico può essere, a mia parere, solo d'appoggio. In ogni caso è indispensabile che sua mamma stia a contatto il più possibile con persone, familiari ed amici, che la aiutino a reinserirsi nell'ambiente.
Ancora molti auguri e non esiti a chiedermi ulteriori informazioni.
Cordialmente
Franco Denes
Domanda:
Gentile Professor Denes,
nelle precedente mail, ho dimenticato di chiederle se è normale che mia mamma voglia solo stare a letto. Non riesco infatti a capire se sia un bisogno fisiologico dovuto all'intervento alla testa o una questione emotiva. Non so se è giusto forzarla a stare alzata più tempo possibile o se va lasciata in pace. Grazie ancora per il suo riscontro.
Risposta:
Gentile Signora,
cerco di rispondere, seppure in maniera generica, non conoscendo personalmente le condizioni di sua mamma: se non vi sono deficit motori (in altre parole può camminare autonomamente, le condizioni generali sono buone, la pressione del sangue non è bassa), non vi sono ragioni legate all'afasia perché sua mamma stia a letto, se non la presenza di una depressione che, come detto precedentemete, va curata. Forse l'aiuto di un fisioterapista che la aiuti a riprendere la voglia di camminare, dimostrandole che non ci sono ragioni fisiche che glielo impediscano, può essere di qualche utilità.
Cordialmente
Franco Denes
Domanda:
Mio figlio è in ospedale. I dottori mi hanno detto che non parla perché è diventato afasico. Per aiutarlo a comunicare gli ho portato un quaderno. Perché non scrive?
Risposta:
L'afasia non è un disturbo solo della parola, ma è un disturbo del linguaggio e come tale interessa sia la produzione che la comprensione del linguaggio sia scritto che parlato. In genere, per una persona afasica, è più difficile scrivere e leggere che parlare e comprendere il linguaggio parlato. Questo perché il linguaggio scritto è meno 'naturale' del linguaggio parlato (per imparare a leggere e a scrivere tutti abbiamo dovuto andare a scuola !). Solo in rarissimi casi si ha nell'afasia una dissociazione fra capacità di elaborare linguaggio scritto e parlato, con risparmi o deficit selettivi per una modalità (il paziente non sa leggere, ma comprende bene il linguaggio parlato). Cercare di far scrivere un paziente afasico può essere frustrante sia per la persona afasica che per i familiari, specie in fase precoce di malattia in quanto mette il paziente di fronte ad una condizione ancora più difficile.
Domanda:
A mio marito è stata diagnosticata un'afasia di Wernicke parecchi mesi fa, ma recentemente, in seguito ad una nuova valutazione neuropsicologica mi hanno detto che probabilmente è affetto da demenza. Sono confusa. E' afasico o ha la demenza?
Risposta:
Gentile Signora, come certamente saprà, nella maggior parte dei casi l'Afasia, disturbo specifico dell'uso del linguaggio, non si accompagna ad altri deficit cognitivi: in altre parole la persona afasica mantiene una conoscenza del mondo (orientamento spaziale, comprensione ed espressione di emozioni, riconoscimento di luoghi e persone a lui note, eccetera, nella norma). Anche la memoria non è compromessa, anche se ha difficoltà ad esprimere ciò che ha appreso. Nella grandissima maggioranza dei casi l'Afasia è dovuta ad un ictus (emorragia o trombosi delle arterie che forniscono sangue a quelle zone dell'emisfero sinistro che rappresentano le basi neurologiche del linguaggio). Al contrario, la demenza (nell'85% dei casi di tipo Alzheimer), è causata da una degenerazione lenta e progressiva, di natura in gran parte sconosciuta, delle cellule nervose della corteccia cerebrale. La demenza, ad inizio lento e progressivo, è caratterizzata soprattutto da deficit di memoria (incapacità a ricordare nozioni apprese ed a impararne nuove), del linguaggio (il paziente all'inizio non ricorda né comprende i nomi di persone o cose note), che della conoscenza del mondo: ad esempio non ricorda come farsi la barba, vestirsi, non riconosce più i familiari, spesso si perde in luoghi ben conosciuti, in altre parole sono tutte le funzioni intellettive che si perdono e non solo il linguaggio. Solo in rari casi l'afasia è di natura degenerativa (afasia progressiva primaria), ma un neurologo esperto, basandosi sia sull'esame del paziente che sulla storia clinica, non ha difficoltà a distinguere le due forme. Non esiti a contattarci per ulteriori informazioni.
Domanda:
Mia sorella ha una lesione documentata alla TAC in emisfero destro. Mi hanno detto che è afasica, ma ho letto in internet che si diventa afasici dopo una lesione sinistra. E' possibile che sia afasia anche se la lesione è a destra?
Risposta:
In effetti la grandissima maggioranza delle persone, sia destrimani che mancine diventano afasiche in seguito ad una lesione dell'emisfero sinistro. In letteratura sono descritti pochissimi casi di persone che diventano afasiche in seguito ad una lesione dell'emisfero destro (in questo caso si parla di afasia crociata): si è ipotizzato che tale condizione sia dovuta ad un incompleto processo di lateralizzazione sinistra del linguaggio. In effetti una serie di studi sperimentali ha confermato che l'emisfero destro è in grado di compiere alcune operazioni linguistiche. D'altra parte sono documentati casi di bambini, affetti da una grave lesione all'emisfero sinistro, che sviluppano un linguaggio pressoché normale, sostenuto ovviamente dall'emisfero destro. In conclusione si può dire che è vero che è l'emisfero sinistro la base neurologica del linguaggio (per lo meno nei soggetti destrimani), ma nei primi anni di vita anche l'emisfero destro ha funzioni linguistiche che in seguito si focalizzano solo all'emisfero sinistro.
Domanda:
Mio marito ha avuto un ictus e quando parla farfuglia. Sembra dire delle parole, ma risultano poco comprensibili. Quando scrive quello che deve dire lo fa abbastanza bene. In un centro mi hanno detto che è disartrico, in un altro che è afasico. Qual è la differenza?
Risposta:
La disartria è una incapacità ad articolare le parole, conseguente ad una lesione cerebrale. A differenza dell'afasia, il disturbo di produzione del linguaggio è di tipo 'periferico' non interessa cioè gli aspetti simbolici del linguaggio (il ricordare ad esempio i nomi), ma la capacità di pronunciarli. In alcuni casi il disturbo è così grave da rendere il paziente praticamente muto (anartria). La disartria può essere presente in seguito a patologie diverse, quali ad esempio il morbo di Parkinson. Essendo un disturbo specifico dell'articolazione della parola, la disartria non si accompagna ad un disturbo della scrittura. Anche nell'afasia si possono osservare disturbi disartici, ma nella maggior dei casi essi sono accompagnati da segni e sintomi specifici dell'afasia, quali turbe di comprensione del linguaggio, deficit di lettura e scrittura, ecc. Un carattere distintivo fra la disartria di tipo afasico e quella che si osserva ad esempio nel morbo di Parkison è la 'inconsistenza' dei disturbi articolatori nell'afasia: lo stesso suono può essere pronunciato bene o male in momenti o contesti linguistici differenti: il paziente per esempio può pronunciare benissimo una sequenza di numeri o una preghiera (linguaggio automatico), ma non è in grado di pronunciare correttamente un nome o ripetere una frase. Tale inconsistenza non si verifica invece nelle disartrie non di origine afasica, che sono costanti.
Domanda:
La diagnosi di afasia preclude la possibilità di riprendere a guidare l'automobile?
Risposta:
Il problema della guida per le persone afasiche è, per molte ragioni, importante, sia per l'autonomia che per la socialità e il lavoro. L'afasia, in quanto tale, non compromette le capacità di guida. Se sono associati deficit neurologici, quali emiparesi o deficit del campo visivo (emianopsia, perdita della visione nella metà destra del campo visivo) i problemi sono ovviamente differenti: la persona afasica deve essere sottoposta ad una visita da parte della commissione medica che potrà richiedere il parere di un neurologo sulle capacità di guida. In caso di rinnovo della patente è meglio che la persona afasica si presenti alla visita già con il certificato del neurologo o con il referto di una visita eseguita preso alcuni centri specializzati dove una equipe di medici giudica con test anche di simulazione di guida la capacità di guida. Al momento tali centri sono, a mia conoscenza, solo presso la Clinica Santa Lucia di Roma e l'IRCCS Nostra Famiglia di Pieve di Soligo (Treviso). Una difficoltà ulteriore è rappresentata dalla spesso frequente scarsa conoscenza da parte della commissione medica dell'Afasia: succede così che il paziente, incapace a causa dell'afasia, a rispondere alle domande, ma pure perfettamente idoneo alla guida, non possa rinnovare la patente: anche in questo caso è meglio premunirsi di un certificato o farsi accompagnare alla visita da un neuropsicologo. Le difficoltà sono ovviamente maggiori per ottenere una patente da parte di una persona afasica che non aveva la patente prima di diventare afasico. A livello di Associazione Internazionale Afasia, è in corso di progettazione un protocollo che i vari stati in cui è presente l'associazione adottino un protocollo comune.
Domanda:
Mia moglie è stata colpita da una demenza e volevo sapere se si può fare qualcosa per l'afasia che è seguita a questa malattia.
Risposta:
La forma più frequente di demenza (perdita progressiva e irreversibile delle funzioni cognitive, dovuta ad un processo atrofico, di natura in gran parte sconosciuta), è la demenza di Alzheimer: questa forma che si manifesta in genere dopo i 65 anni è caratterizzata in primo luogo da disturbi di memoria, sia passata che della capacità di apprendere nuove informazioni, di attenzione, orientamento spaziale. I disturbi del linguaggio, specie all'inizio, interessano il lessico, con difficoltà a trovare le parole, specie nomi e verbi, cui si aggiungono in seguito altri e progressivi segni afasici, fino alla scomparsa pressoché completa del linguaggio. Vi sono altri tipi più rari di demenza e fra questi è stata molto studiata la demenza fronto temporale: questa forma, che insorge in genere ad un'età più precoce della malattia di Alzheimer, può assumere aspetti diversi, uno caratterizzato da sintomi prevalentemente psichiatrici ed uno che colpisce selettivamente il linguaggio, lasciando le altre funzioni cognitive, a differenza dell'Alzheimer, relativamente risparmiate: anche di quest'ultima forma si distinguono due varianti, la prima, chiamata anche Afasia lentamente progressiva, colpisce prevalentemente il versante espressivo del linguaggio, fino a portare all'anartria (perdita completa della capacità di articolare le parole) ed una seconda caratterizzata da deficit di tipo semantico: non solo la persona affetta non ricorda il nome degli oggetti o delle persone, ma anche non ne ricorda più il significato, per cui ad esempio non ricorda più il nome di un animale o non lo riconosce (per esempio in campagna non riconosce più pecore e mucche). Questo deficit di memoria è selettivo, in quanto la memoria per fatti personali (ricordare l'itinerario per tornare a casa), molto deteriorata negli Alzheimer, è relativamente conservata. Dato il caratterze evolutivo della malattia non esistono prove che la logoterapia o terapie farmacologiche possano influire positivamente sul decorso. Da parte dei parenti è essenziale una buona informazione, così da poter comprendere i deficit e i risparmi selettivi delle funzioni cognitive del malato e poter cercare di comunicare nella maniera migliore.
Domanda:
Mio figlio è stato colpito da ictus cerebrale e presenta afasia ed emiplagia destra. Quali sono le prospettive di recupero dell'afasia nei bambini?
Risposta:
In genere le afasie che insorgono nell'infanzia (per un trauma o la rottura di un'arteria cerebrale o, più raramente, per un' ascesso cerebrale) sono, a parità di estensione della lesione cerebrale, di gravità minore rispetto a quelle degli adulti e tendono a migliorare, sia spontaneamente che in seguito a logoterapia, di più rispetto al miglioramento dell'afasia del'adulto o del vecchio. Questo è dovuto sia alla migliore capacità del cervello del bambino di recupero del danno, mettendo in funzione zone cerebrali che non sono fin dall'inizio legate al linguaggio, che alla minore specializzazione emisferica per cui un danno nell'emisfero sinistro può essere facilmente compensato dall'emisfero destro (plasticità cerebrale). Questo è vero soprattutto per la comprensione del linguaggio: un'afasia in età infantile colpisce prevalentemente la produzione (Afasia di Broca), mentre la comprensione è in gran parte conservata. Nel'adulto, invece, è praticamente solo l'emisfero sinistro che si fa carico del linguaggio.
Domanda:
Sono un giovane che da qualche mese non riesce a comunicare in maniera normale se non per mezzo della scrittura. Parlando tendo ad utilizzare frasi fatte mi è difficile sostenere una conversazione prolungata nonostante io abbia sempre avuto una vita lavorativa e sociale ricca e diversificata. Nel mio caso si può parlare di afasia?
Risposta:
L'Afasia è un disturbo dell'uso del linguaggio conseguente ad una lesione cerebrale di origine vascolare (ictus), traumatica o di altra natura, nel 95% dei casi a carico dell'emisfero cerebrale sinistro. Il disturbo del linguaggio può interessare la produzione,orale e scritta, e la comprensione sia del linguaggio parlato che scritto. Solo in alcuni casi il deficit interessa solo la comprensione o la produzione e ancora più raramente si può avere una difficoltà isolata a produrre o comprendere il linguaggio parlato con risparmio del linguaggio scritto o viceversa. La gravità dell'afasia dipende da diversi fattori, quali ad esempio la estensione della lesione cerebrale o l'età (nei bambini in genere l'afasia, a parità di deficit neurologico è di minore intensità ed ha una prognosi migliore). La logoterapia ha un effetto significativo sul miglioramento del deficit linguistico. Venendo al suo problema, posso assicurarle che le sue, saltuarie, difficoltà di comunicazione non sono riferibili ad un deficit afasico, ma sembrano piuttosto riflettere un disagio, seppure lieve, di natura emotiva. L'afasia, per quanto possa migliorare nel tempo, è un disturbo costante che non viene, se non minimamente, influenzato dagli stati emotivi. Infine la sua attiva partecipazione lavorativa e sociale, che la mette in contatto con numerose persone, è la migliore prova di una normale efficienza del suo linguaggio.
Domanda:
Mio fratello è stato recentemente colpito da ictus e non riesce a camminare e a parlare. Ho l'impressione che capisca tutto ma non riesca ad esprimersi e, sia noi familiari sia il personale medico, facciamo così fatica a capire cosa vuole dire che lui dopo alcuni tentativi rinuncia a comunicare. Mi accorgo della sua frustrazione e vorrei poterlo aiutare.
Risposta:
Purtroppo il problema che così efficacemente descrive non è raro e si osserva frequentemente a seguito di una lesione vascolare (di tipo ischemico o emorragico) a carico dell'emisfero sinistro che 'controlla' sia la motilità che la sensibilità dell'emicorpo destro che l'uso del linguaggio. L'Afasia di cui soffre suo fratello è prevalentemente di tipo espressivo, mi pare con risparmio della comprensione. Nella grande maggioranza dei casi di afasia l'intelligenza è conservata e non è quindi strano che lui sia cosciente della difficoltà a comunicare attraverso il linguaggio e sia disperato. L'afasia di natura vascolare tende a migliorare nei mesi successivi all'ictus, specie per quanto riguarda la comprensione; un ruolo importante ha la logoterapia, purché applicata correttamente. Altrettanto importante è che i parenti ed in genere chi è accanto alla persona afasica sappiano cosa è l'afasia così da non scambiare il deficit del linguaggio per una demenza, né d'altra parte presupporre che la persona afasica possa comprendere come prima dell'ictus. Imparare a vivere con una persona afasica è altrettanto importante che la logoterapia. Infine il fatto da lei rilevato della facile stancabilità, riflette lo sforzo cognitivo necessario e che fatalmente viene meno nel proseguire i tentativi di comunicazione verbale.